Schüssel, Wolfgang

S. (Vienna 1945) frequentò a Vienna lo Schottengymnasium, una scuola cattolica maschile, superando gli esami che gli permisero di iscriversi nel 1962 all’Università, dove si laureò in legge nel 1968. Nello stesso anno cominciò a lavorare nella segreteria del gruppo parlamentare della Österreichische Volkspartei (ÖVP) alla Camera bassa del Parlamento austriaco.

L’ÖVP è un partito conservatore, il cui elettorato era presente soprattutto nelle regioni rurali dell’Austria. Dalla Seconda guerra mondiale la maggior parte dei governi regionali austriaci sono stati controllati dalla ÖVP. L’elettorato del partito annoverava numerosi agricoltori, impiegati statali, proprietari di grandi e piccole aziende. Inoltre, il partito aveva forti legami con i gruppi cattolici. Molti dei suoi sostenitori non erano veri e propri membri del partito, ma di una delle sue sottorganizzazioni, fra cui l’Österreichischer Arbeiter- und Angestelltenbund (ÖAAB), l’Österreichischer Wirtschaftsbund (ÖWB) e l’Österreichischer Bauernbund (ÖBB).

All’epoca della laurea di S. il partito aveva la maggioranza dei seggi in Parlamento e Josef Klaus, capo del partito, aveva anche la carica di cancelliere. Ma nel 1970 l’ÖVP perse molti seggi alle elezioni parlamentari. La Sozialdemokratische Partei Österreichs (SPÖ) divenne il partito di maggioranza in Parlamento e formò un governo di minoranza guidato da Bruno Kreisky, tollerato dalla Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ), all’epoca un piccolo partito che disponeva solo di un paio di seggi in Parlamento. Solo un anno più tardi Kreisky annunciò nuove elezioni che assicurarono all’SPÖ la maggioranza assoluta in Parlamento, circostanza che gli permise di governare senza partner di coalizione.

Nel 1975 S. passò dal gruppo parlamentare dell’ÖVP all’Österreichischer Wirtschaftsbund, che era comunque sempre un’organizzazione legata al partito, in rappresentanza degli interessi degli impiegati. Fu nominato segretario generale dell’organizzazione, carica che mantenne fino al 1991.

Solo quattro anni più tardi S. fu eletto in Parlamento nelle file dell’ÖVP. Il Partito socialdemocratico, che in precedenza aveva la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento, in quelle elezioni subì alcune perdite, che segnarono l’inizio della fine del governo presieduto da Kreisky. Nel 1983 il Partito socialdemocratico perse la maggioranza assoluta dei seggi e dovette entrare in una coalizione di governo con la FPÖ, che si sciolse quando Jörg Haider fu eletto presidente di questo Partito nel 1986.

Le nuove elezioni segnarono una netta crescita della FPÖ, mentre né ÖVP né SPÖ riuscirono a ottenere la maggioranza assoluta. In questa situazione i due partiti decisero di formare un governo di coalizione (noto come “grande coalizione”) guidato da Franz Vranitzky dell’SPÖ.

Nel frattempo S. riuscì a fare carriera nel partito. Nel 1987 era il secondo membro più importante dell’ÖVP in Parlamento. Divenne vicepresidente della commissione parlamentare per le Finanze. Fu solo questione di tempo e venne chiamato a far parte del governo, il 24 aprile 1989, con l’incarico di ministro degli Affari economici. Nelle elezioni seguenti l’ÖVP subì perdite sostanziali, in quanto la crescita della FPÖ di Jörg Haider inizialmente andò a discapito soprattutto dell’ÖVP. Come conseguenza, in un breve arco di tempo, il Partito cambiò leader più volte: Josef Riegler, il quale successe ad Alois Mock, rassegnò l’incarico due anni dopo lasciando il posto a Erhard Busek. Sotto Busek l’Austria avviò i negoziati per diventare membro dell’Unione europea. Il 17 luglio 1989 l’Austria aveva fatto richiesta di adesione, ma i negoziati iniziarono di fatto solo nel febbraio 1993 e anche in seguito alcuni aspetti come la neutralità, l’agricoltura, la proprietà, il traffico commerciale rimasero motivo di conflitto (v. anche Criteri di adesione). I risultati dei negoziati dovettero essere confermati da un referendum nel giugno 1994.

Molti videro nell’ampia maggioranza favorevole all’adesione espressa da questo referendum un segno della fine della rapida ascesa di Haider. Ma le elezioni di ottobre dimostrarono il contrario. L’ÖVP ebbe solo il 27,7% dei voti, il risultato di gran lunga peggiore ottenuto dal partito nelle elezioni federali dal 1945. Dopo la sconfitta elettorale Busek si dimise da vicecancelliere e presidente del partito. I rapidi cambiamenti verificatisi nella leadership del partito consentirono a S. di subentrare a Busek. Il 22 aprile 1995, in occasione del XXX Congresso dell’ÖVP, S. fu eletto presidente. Il 4 maggio dello stesso anno giurò come vicecancelliere e ministro degli Esteri del governo austriaco. Mantenne queste cariche fino al febbraio 2000. S. fu considerato inizialmente il garante della continuità della grande coalizione fra SPÖ e ÖVP. Tuttavia, solo pochi mesi dopo aver ottenuto la carica di presidente, nell’ottobre 1995, S. decise di indire elezioni anticipate dichiarando la sospensione dei negoziati per il bilancio e la fine della coalizione di governo. Quindi furono convocate nuove elezioni nel dicembre dello stesso anno. S. impostò la campagna elettorale su una piattaforma che prometteva una politica economica di stampo liberale –in particolare tagli allo Stato assistenziale. Tuttavia l’ÖVP non guadagnò molti voti in più in queste elezioni, passando dal 27,7% del 1994 al 28,3% del 1995. Al contrario, l’SPÖ ottenne molti più voti dalle elezioni anticipate. In mancanza di alternative i due partiti formarono nuovamente un governo di coalizione e S. si insediò come ministro degli Esteri e vicecancelliere il 12 marzo 1996. L’impegno principale del nuovo governo consisteva nel riordinare la politica economica al fine di assicurare la partecipazione dell’Austria all’Unione economica e monetaria della UE. Nel 1997 Franz Vranitzky si dimise dalla carica di cancelliere federale e gli subentrò Viktor Klima. L’anno seguente l’Austria ebbe la presidenza del Consiglio dei ministri della UE (v. anche Presidenza dell’Unione europea).

Nelle elezioni del Parlamento del 3 ottobre 1999 l’SPÖ ottenne il 33.4% dei voti, il peggior risultato dalla fine della Seconda guerra mondiale, mentre la FPÖ ebbe il 6% in più rispetto alle precedenti elezioni. Sebbene FPÖ e ÖVP ottenessero il 26.9% del voto popolare, il partito di Haider ebbe un centinaio di voti in più. Prima delle elezioni S. aveva dichiarato che il suo partito non era disposto a partecipare alla formazione del governo se la FPÖ fosse riuscito a ottenere più voti dell’ÖVP. Ma quando il risultato delle elezioni delineò proprio questo tipo di scenario, si dovette riconoscere che esistevano ben poche opzioni per formare un governo che escludesse l’ÖVP. Un governo di coalizione fra SPÖ e FPÖ non era un’idea realistica perché le posizioni dei due partiti erano troppo distanti, mentre i Verdi erano troppo deboli per essere presi in considerazione come partner della coalizione.

S. all’inizio sembrò indeciso sull’opportunità di avviare trattative con la SPÖ per formare un nuovo governo. Solo dopo essere stato sollecitato in questo senso da Thomas Klestil, Presidente della Repubblica austriaca, acconsentì a intavolare le trattative con Klima. Quest’ultimo cedette su numerosi punti che stavano a cuore a S., quali la privatizzazione delle industrie nazionalizzate e la riforma del sistema pensionistico. Anche sulla questione della neutralità dell’Austria Klima sembrò disposto ad accettare una sorta di compromesso che sarebbe stato oggetto di futuri colloqui. S. era favorevole alla fine della neutralità austriaca, considerata un relitto della Guerra fredda. A suo giudizio la neutralità dell’Austria era stata uno strumento per ottenere l’indipendenza del paese nel 1955 ed era stata funzionale finché le truppe sovietiche erano rimaste attestate lungo il confine orientale austriaco, ma aveva perso la sua ragion d’essere con la fine della Guerra fredda. Nelle nuove circostanze geopolitiche S. auspicava che l’Austria diventasse membro dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO). Dal momento che Klima si oppose a quest’ultimo progetto dichiarandosi, al contrario, favorevole al mantenimento della neutralità, la sua decisione di arrivare a un compromesso su questo punto rappresentava una concessione di grande portata.

Tuttavia, poco prima che l’accordo fra le due parti fosse siglato, S. presentò due nuove richieste: il ministero delle Finanze doveva essere guidato da un tecnico non appartenente a un partito politico e i sindacati dei lavoratori dovevano sottoscrivere l’accordo della coalizione per garantire che non avrebbero bloccato le necessarie riforme nei quattro anni a venire. Poiché le due richieste erano politicamente inaccettabili, Klima annunciò l’intenzione di formare un governo di minoranza con soli ministri dell’SPÖ, ma sia FPÖ che ÖVP dichiararono subito che non avrebbero accettato questo tipo di soluzione. Quindi, il 27 gennaio 2000, Klima aprì la strada a S. per trattare con la FPÖ sulla formazione del nuovo governo. Anche prima dell’avvio dei negoziati con la FPÖ S. fu avvertito da diversi politici europei che un governo insieme a questo partito avrebbe portato all’isolamento internazionale dell’Austria. Ma per S. la possibilità di diventare cancelliere ebbe il sopravvento su questo rischio. Anche Haider era convinto di trarre profitto dalla partecipazione al governo, quindi le due parti conclusero rapidamente le trattative. La soluzione così veloce di tutti i problemi fece parlare di negoziati segreti avviati fra i due partiti già prima che le trattative con la SPÖ fossero interrotte. La nuova coalizione annunciò che il suo obiettivo prioritario era la riduzione del deficit del bilancio mediante tagli allo Stato assistenziale.

L’approvazione del nuovo governo da parte del Presidente della Repubblica risultò molto meno agevole del processo che aveva portato alla formazione della coalizione. Klestil bloccò per qualche tempo la formazione del nuovo governo finché cedette il 3 febbraio 2000. Le resistenze verso questo governo all’interno dell’Austria furono così forti che il gabinetto dei ministri designato, mentre si recava a prestare giuramento, non riuscì ad attraversare la grande piazza situata fra il Parlamento e la sede della presidenza della Repubblica, secondo un’antica tradizione in uso per i governi austriaci, e fu costretto a servirsi di un tunnel sotterraneo per sottrarsi ai dimostranti. Per arginare parte delle critiche S. e Haider firmarono un documento che attestava la loro adesione alle regole della democrazia e la loro accettazione del processo di integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). Con diretta allusione alla reputazione di populista di destra di Haider il documento includeva anche una clausola in cui si dichiarava che i firmatari riconoscevano le responsabilità dell’Austria nei crimini commessi dal regime nazista dal 1938 al 1945. Il 4 febbraio 2000 il governo si insediò e S. divenne il nuovo cancelliere. Poiché Haider non entrò a far parte del governo ma rimase governatore della Carinzia, la sua compagna di partito Susanne Riess-Passer fu designata vicecancelliere. Poco dopo Haider si dimise anche dalla carica di presidente della FPÖ e gli subentrò anche in questo ruolo la Riess-Passer.

In Austria, tuttavia, le dimostrazioni contro il nuovo governo continuarono nei mesi successivi. Presto assunsero un carattere istituzionalizzato e furono note come Donnerstagsdemonstrationen (“dimostrazioni del giovedì”). Neppure le azioni del nuovo governo contribuirono a evitargli il biasimo internazionale. Gli altri paesi membri della UE avevano minacciato di imporre sanzioni contro l’Austria già prima che fossero conclusi i negoziati fra ÖVP e FPÖ e ora si videro costretti a mettere in atto questa minaccia. In marzo, durante il Consiglio europeo di Lisbona, i 14 paesi membri dell’Unione votarono un pacchetto di sanzioni bilaterali contro l’Austria che includeva tra i provvedimenti principali: la riduzione di contatti e di incontri con rappresentanti ufficiali dell’Austria, la sospensione di contatti ufficiali a livello politico, il rifiuto di appoggiare candidati austriaci intenzionati a lavorare in organizzazioni internazionali. Israele prese provvedimenti ancora più drastici e richiamò il suo ambasciatore a Vienna. Le tensioni con i partner europei si attenuarono dopo che una “commissione di saggi” concluse che il nuovo governo austriaco agiva in accordo con i valori europei e che le minoranze in Austria non erano discriminate. La commissione, quindi, raccomandava la revoca delle sanzioni imposte all’Austria, che fu attuata il 12 settembre 2000. Una volta risolto il problema delle sanzioni, il governo austriaco fu in grado di rivolgere la sua attenzione al bilancio e in particolare all’obiettivo di eliminare il deficit.

Haider, sebbene esterno alla coalizione, rimase il fattore politico più importante nel paese. Aveva minacciato anche il ritiro dell’Austria dalla UE se le sanzioni non fossero state revocate; inoltre fu presa in considerazione l’opzione di un veto austriaco contro l’Allargamento della UE verso Est. In numerose occasioni, comunque, a S. fu chiesto di assumere una linea dura nei confronti di Haider, ma il cancelliere scelse sempre di non prendere posizione affermando che Haider non faceva parte del suo governo. A dispetto della disapprovazione popolare contro la coalizione, S. difese la sua scelta di collaborare con la FPÖ argomentando che i suoi rappresentanti erano stati eletti liberamente. Inoltre, secondo S., la presenza dell’ÖVP nel governo garantiva che l’Austria assolvesse tutti i suoi obblighi internazionali. Nei mesi successivi, quando la FPÖ diminuì fortemente nel consenso degli elettori come testimoniarono diverse elezioni regionali, Haider decise di inscenare una campagna populista per risollevare le sorti del suo partito. In particolare, chiese il taglio immediato delle tasse per rilanciare l’economia, mentre S. aveva deciso di rinunciare a questa riduzione per pagare i costi dell’inondazione che aveva distrutto ampie zone dell’Austria Superiore nell’estate del 2000. Sebbene S. non reagisse direttamente ai nuovi attacchi di Haider, all’interno della FPÖ l’atteggiamento di Haider provocò una seria crisi che si concluse con le dimissioni dal governo del vicecancelliere Riess-Passer e del ministro delle Finanze Karl-Heinz Grasser l’8 settembre 2002. L’anno successivo S. decise di convocare nuove elezioni in novembre.

Le elezioni registrarono la vittoria schiacciante dell’ÖVP con il 42.27% dei voti; in seconda posizione la SPÖ con il 36.9%, mentre la FPÖ diminuì al 10.16%. Per la prima volta dal 1966 l’ÖVP otteneva più voti della SPÖ. Questo risultato sembrava suggerire, da parte dell’elettorato, il desiderio di tornare alla coalizione fra i due principali partiti che per lungo tempo aveva dominato la vita politica del paese. Come leader del partito di maggioranza S. ricevette l’incarico di formare il nuovo governo. La tattica di S. fu quella di non avviare per parecchio tempo negoziati formali con gli altri tre partiti rappresentati nel Parlamento. Per tre mesi ebbe soltanto colloqui informali e lasciò completamente aperta l’opzione riguardo al partner della prossima coalizione. Nel gennaio 2003 erano previste le trattative con la SPÖ, ma fallirono in partenza a causa delle posizioni contrapposte dei due partiti. I negoziati fra ÖVP e Verdi, coalizione che molti caldeggiavano, naufragarono anch’essi. Questa situazione aprì la via a una nuova coalizione tra ÖVP e FPÖ; il 23 febbraio S. si insediò per la seconda volta come cancelliere. Tuttavia, a causa della posizione assai più forte dell’ÖVP, S. costrinse la FPÖ a rinunciare a molte cariche nel suo gabinetto.

Malgrado la solidità iniziale, il nuovo governo perse larga parte del sostegno nei mesi seguenti a causa delle riforme effettuate per ridurre i costi del sistema pensionistico. In risposta alle riforme introdotte dal governo, fu proclamato uno sciopero generale per la prima volta dal principio degli anni Cinquanta. Inoltre, nelle elezioni regionali all’inizio del 2004 il partito di S. subiva significative perdite. La dispersione del consenso democratico in Austria testimoniato da questi eventi è una delle molte eredità del periodo dominato da S.

Andreas Dür (2005)