Truyol Serra, Antonio

Giurista, filosofo del diritto, magistrato della Corte costituzionale ed esperto del processo di integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della), T.S. (Saarbrücken 1913–Madrid 2003) proveniva da una famiglia di commercianti maiorchini e frequentò le scuole in vari paesi europei per poi iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza con l’intenzione di dedicarsi alla carriera diplomatica. Non riuscì a realizzare questo progetto per il matrimonio con la tedesca Else Wintrich, in quanto le leggi franchiste vietavano espressamente il matrimonio dei diplomatici con stranieri. Dal 1946 fu docente universitario di Filosofia del diritto e dal 195 passò alla cattedra di Diritto internazionale pubblico e relazioni internazionali alla Universidad Complutense di Madrid. Nel 1960 ricoprì la cattedra di Filosofia del diritto nell’Università di Lisbona.

Negli anni Sessanta T.S. aderì alla Asociación española de cooperación europea (AECE), fu tra i fondatori del Centro de enseñanza e investigación (CEISA) e scrisse con assiduità nella rivista cattolica di opposizione «Quadernos para el Diálogo» su questioni internazionali e sulla costruzione europea, di cui divenne il massimo specialista e divulgatore in Spagna. Fra i suoi articoli più importanti: Minorías étnicas y nacionales e La acción y el pensamiento internacionales de Juan XXIII (1964), Consideraciones sobre la unión europea (1966), Vigencia internacional de los derechos humanos (1968), El nuevo semblante de Hegel (1969), El proceso de integración europea desde la Primera guerra mundial e Selección bibliográfica sobre Europa y el problema de su unificación (1970), El parlamento europeo (1973). In questi scritti T.S. esaminò la dottrina pontificia di Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI in materia di diritto internazionale e di minoranze nazionali, e criticò la politica europea di Charles de Gaulle e la sua idea di una “Europa degli Stati”, in quanto riteneva che «vere istituzioni federali» costituissero la formula migliore per rendere compatibili unità e diversità regionale, a livello sia nazionale che europeo (v. Federalismo). Difese l’unità politica e monetaria, la «ineludibile sovranazionalità» delle Istituzioni comunitarie e un’integrazione «dal basso verso l’alto» che avrebbe avuto ragione delle diffidenze, soprattutto francesi e britanniche, di fronte alla perdita di «personalità nazionale» e di competenza nei rispettivi «interessi vitali». Fra queste istituzioni sovranazionali rivolse un’attenzione particolare al Parlamento europeo, caldeggiando un suo rango politico superiore, maggiori competenze e le Elezioni dirette del Parlamento europeo. D’altra parte, associò sempre la politica internazionale al riconoscimento e alla garanzia dei Diritti dell’uomo, che dopo la Carta dell’ONU del 1948 e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo di Roma del 1950 aveva cessato di essere un affare interno degli Stati: una tematica sviluppata ampiamente nella sua opera Los derechos humanos: declaraciones y convenios internacionales (1968).

Naturalmente la difesa di un autentico “Stato di diritto europeo” e di un’integrazione federale basata sulla democratizzazione delle Istituzioni comunitarie era incompatibile con il regime franchista, con il quale T.S. entrò in conflitto per la questione universitaria dopo l’espulsione di diversi cattedratici nel 1965. Tuttavia T.S. non svolse, a quanto si sa, alcuna militanza politica. Dopo la fine della dittatura, nel 1981 fu proposto dalla Unión de centro democrático (UCD) per la presidenza della Corte costituzionale, ma la sua candidatura non fu approvata dal Partido socialista obrero español (PSOE) e alla fine fu designato magistrato della Corte. Nel 1983 fu rieletto in seguito ad un accordo fra PSOE e Alianza popular (AP) e mantenne questa carica fino al 1990, quando si dimise per motivi di salute. Al momento della sua scomparsa era vice presidente della Academia de ciencias morales y políticas.

T.S. è autore di una Historia de la filosofía del derecho y del Estado (dal 1954) che è tuttora la principale opera spagnola sull’argomento, come dimostrano le tredici edizioni ristampate in cinquant’anni. In essa l’autore rivolge una particolare attenzione al diritto internazionale e a questioni come la legittimazione della guerra, il principio di sovranità e il diritto di resistenza nei confronti dell’autorità. In realtà quest’itinerario attraverso la storia del pensiero giuridico e politico europeo – da Tommaso d’Aquino a Immanuel Kant, passando per Niccolò Machiavelli, Erasmo da Rotterdam, Tommaso Moro, Luis Vives, Francisco Suárez e la scolastica spagnola, Baruch Spinoza, Ugo Grozio, Montesquieu, Jean-Jacques Rousseau, Giambattista Vico, Cesare Beccaria, John Locke, Thomas Hobbes, Jeremy Bentham e l’utilitarismo inglese, Thomas Jefferson, ecc. – è innanzitutto una giustificazione dell’unità dell’Europa a partire dalle radici di una storia culturale comune.

Quest’idea è alla base anche di un’altra opera di T.S., La integración europea (1972, 1999, 2002), dato che l’autore considerava quest’integrazione «un’esigenza imperativa» di carattere etico e politico. Qui comincia col delineare una storia dell’idea di Europa, dalle origini della cristianità fino alla seconda guerra mondiale, mettendo in risalto il difficile equilibrio tra forze centripete e centrifughe, la violenta frattura avvenuta nel XX secolo e l’avvio del processo d’integrazione in risposta alla necessità di una “pace perpetua”. In seconda istanza, analizza i risultati istituzionali conseguiti lungo il percorso che va dall’Europa “della cooperazione” all’Europa “comunitaria”, soffermandosi soprattutto sul conflitto tra la concezione federalista e sovranazionale e l’idea di una “Europa degli Stati” del generale Charles de Gaulle, come pure sui problemi dell’Allargamento dall’Europa “dei Sei” all’Europa “dei Dieci”, un tema approfondito in seguito anche nel libro La segunda ampliación de la Comunidad Europea: problemas y perspectivas (1978). Un’idea ricorrente in tutta la sua opera è quella che non si può costruire un’Europa sovranazionale «senza sacrifici di sovranità, senza istituzioni comuni e, infine, senza decisioni maggioritarie dei suoi organi», sebbene in realtà «bisognerebbe parlare, più che di limitazioni della sovranità in senso stretto, di “mettere in comune” le sovranità nazionali». Una federazione realizzata nel rispetto dell’“integrità nazionale”, ma anche di un’“Europa delle regioni” grazie al progressivo decentramento dei diversi Stati nazionali, che avrebbe dato al continente non solo la forza economica e commerciale ma anche quella politica, necessaria per affrontare uniti le sfide della «nuova civiltà tecnologica» e di una politica mondiale autonoma rispetto agli Stati Uniti.

Naturalmente la Spagna, in questa unione europea, «non poteva costituire un’eccezione, a causa di condizionamenti non solo economici ma anche giuridici e politici», tuttavia di fronte ad una concezione «democratica e pluralista», confermata dalla “dottrina Birkelbach”, indubbiamente il regime di Franco si collocava «in una linea politica differente. Negare (astraendo dai giudizi di valore) che questo rappresenti una difficoltà oggettiva, sarebbe poco realistico». La Spagna non poteva e non doveva restare fuori, e ciò dipendeva innanzitutto da una decisione politica. Solo così avrebbe potuto partecipare al futuro di un’Europa comunitaria che «o procede verso l’unità economica e monetaria, e quindi verso l’unità politica, oppure rimane una grande area di libero scambio, alla mercé di scosse che comporterebbero inevitabili regressi». Come T.S. affermava già nel 1972, «un’Europa unita, libera dalle servitù di una politica di potere da cui si è affrancata e che ora pesa su altre spalle, disporrebbe dei mezzi e di un margine di libertà d’azione che le consentirebbero, parlando con un’unica voce, di trasformarsi in uno strumento insostituibile di pace e di sviluppo armonico nel mondo».

T.S. ha scritto anche: El derecho y el Estado en San Agustín (1944) e Fundamentos de derecho natural (1949), in piena restaurazione giusnaturalista nel dopoguerra spagnolo; La teoría de las relaciones internacionales como sociología (1963); Comentarios universitarios a la “Pacem in terris” (1964), insieme ad altri autori; Dante y Campanella, dos visiones de una sociedad mundial (1969); Fundamentos del derecho internacional público (1970); Hobbes como pensador político (1970); La sociedad internacional (1974); è stato inoltre curatore di Tratados internacionales de España (1978) e Historia del derecho internacional público (1998).

Javier Muñoz Soro (2010)