Zagari, Mario

Z. nacque a Milano il 14 settembre 1913. Laureatosi all’Università di Milano in giurisprudenza, si avvicinò allo studio dell’economia politica e fu borsista presso l’Università di Berlino divenendo poi assistente all’Università di Milano.

Durante la guerra prestò servizio militare come ufficiale degli Alpini, inquadrato nella divisione Julia, riportando una decorazione al valor militare. Entrato nella lotta clandestina, contribuì a dar vita al Movimento di unità proletaria, nato a Milano nel gennaio 1943 sotto la guida di Lelio Basso. Dopo il ritorno in patria di Pietro Nenni, Z. partecipò alla formazione del Partito socialista di unità proletaria (PSIUP), nella cui direzione entrò a far parte.

Z. partecipò attivamente alla Resistenza militare romana, in particolare agli scontri di Porta San Paolo. Nell’ottobre del 1943 venne arrestato e rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, dal quale però riuscì a evadere. Riprese dunque l’attività partigiana nel fronte militare della Resistenza, e fu membro effettivo e poi supplente del Comitato di liberazione nazionale. Risale a questo periodo la frequentazione e l’amicizia con Eugenio Colorni, uno degli europeisti della prima ora, coautore insieme ad Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi del Manifesto di Ventotene.

Nel vivace dibattito che attraversò il socialismo italiano all’indomani della fine della guerra, in merito ai rapporti con il Partito comunista, alla prospettiva dell’unificazione fra i partiti dei lavoratori e all’attitudine nei confronti dell’Unione Sovietica, Z. si schierò su posizioni autonomiste. In questa prospettiva la creazione di un’Europa “terza forza”, autonoma rispetto alle due superpotenze, era vista come la sola risposta al pericolo che il definirsi di due blocchi internazionali contrapposti in lotta per il potere portasse al soffocamento delle lotte dei lavoratori e della prospettiva socialista. Forte di queste convinzioni, Z. nel 1946 fu tra i fondatori della corrente interna al PSIUP denominata “Iniziativa socialista”, che raccoglieva una buona parte della componente giovanile e si schierava su posizioni di autonomia nei confronti dei comunisti e di confronto con gli esperimenti socialisti nei paesi del Nord dell’Europa, in specie il Regno Unito. Iniziativa socialista ottenne un grande successo al congresso di Firenze dell’aprile 1946, a seguito del quale Z. fu nominato responsabile dell’Ufficio internazionale del Partito socialista italiano (PSI), ma di fronte all’irrigidirsi della dirigenza del partito su posizioni frontiste, Z. nel gennaio 1947 fu tra i promotori della scissione socialdemocratica ed entrò nel Partito socialista dei lavoratori italiani (PSLI).

Il 2 giugno 1946 Z. venne eletto deputato nell’Assemblea costituente. Egli diede il suo contributo soprattutto alla formulazione della parte della Carta relativa al ruolo dell’Italia nella politica internazionale, in specie dell’articolo 11.

Eletto deputato nel 1948 nelle file del PSLI, fu membro della direzione di tale partito (Partito socialista democratico italiano, PSDI, dal 1952) dal 1947 al 1949 e dal 1951 al 1958. Nel 1948 fondò e diresse a lungo la rivista “Iniziativa europea” e poi “Sinistra europea”. Diresse altre numerose testate, tra cui dal 1953 il quotidiano “La Giustizia”, tutte improntate allo sforzo di delineare una politica di sostegno all’integrazione e di analisi delle questioni economiche internazionali.

Z. fece parte della sinistra socialdemocratica e si trovò spesso in polemica con le scelte dell’ala moderata del partito. Gli esponenti di Iniziativa socialista infatti si astennero in Parlamento nella votazione sull’Adesione all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, ritenendo che tale scelta compromettesse le prospettive di creazione di un’Europa indipendente dai due blocchi, e continuarono a battersi per l’unità delle forze socialiste. In questa ottica Iniziativa socialista, con Z., Giuseppe Faravelli, Ugo Guido Mondolfo, fu tra le correnti che parteciparono alla nascita del Partito socialista unitario (PSU) nel 1949, guidato da Giuseppe Romita a sua volta uscito dal PSI. Il PSU poi confluì nel PSLI nel maggio 1951.

Nell’ambito europeista, dopo una breve esperienza come membro dell’Assemblea parlamentare della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), Z. fu tra i fondatori, nell’autunno 1955, del Consiglio italiano del Movimento europeo (CIME). In seguito aderì al Comitato italiano per la democrazia europea (CIDE), fondato nel dicembre 1963 da Spinelli, un gruppo di pressione animato da personalità del centrosinistra convinte che il rinnovamento del paese fosse strettamente legato a una politica di costruzione della democrazia europea. Nell’ambito del CIDE, Z. fu tra gli estensori, insieme a Spinelli, Leopoldo Elia e Aldo Garosci, di uno dei documenti più significativi elaborati dal Comitato, la Nota sulla democratizzazione della Comunità, del gennaio 1964, in cui si invitava il governo italiano a chiedere l’elezione diretta del Parlamento europeo entro il 1965.

Nel 1956, all’indomani dei fatti di Ungheria, Z. ebbe colloqui con Guy Alcide Mollet, Pierre Cormin, poi con Morgan Phillips, allo scopo di ottenere il sostegno dell’Internazionale socialista alla sua richiesta di convocazione di un congresso per l’unificazione socialista. Erano soprattutto i socialisti francesi e belgi a spingere per la creazione di un forte partito socialista italiano a sostegno dell’integrazione. Fallito il tentativo del 1956, Z., insieme ad altri esponenti della sinistra del PSDI, come Faravelli, Ezio Vigorelli e Matteo Matteotti, uscirono dal partito per costituire il Movimento unitario di iniziativa socialista, poi confluito, nel giugno 1959, nelle file del PSI.

Nel 1961 Z. divenne membro del Comitato centrale del PSI, con l’incarico di dirigere il Centro di documentazione della direzione socialista. Nel 1962 venne eletto consigliere comunale di Roma. Nel 1963 tornò in Parlamento come deputato del PSI, e fu poi riconfermato in tale posizione nel 1968, nel 1972 e nel 1976. Dal 1964 fu vicepresidente del gruppo parlamentare socialista.

Membro per molti anni, a partire dal 1958, dell’Esecutivo internazionale della Sinistra europea, ne fu vicepresidente, nonché presidente della sezione italiana. Nel 1960 fu uno dei tre inviati dal PSI alla IV Conferenza dei partiti socialisti dei paesi del Mercato europeo comune (MEC) (v. Comunità economica europea) e si batté, contro le tesi tedesche e dei belgi, per approdare quanto prima alle elezioni dirette dell’Assemblea parlamentare europea, nonché alla riunificazione delle tre Comunità.

Le responsabilità di governo di Z. iniziarono con gli esecutivi di centrosinistra guidati da Aldo Moro e Mariano Rumor, nell’ambito dei quali fu sottosegretario agli Esteri dal 1964 al 1969, a parte la breve parentesi del II ministero Leone. In questa veste Z. ricoprì incarichi legati al settore culturale e della cooperazione scientifica e tecnica internazionale e si occupò anche dei temi del disarmo. Curò particolarmente il rafforzamento dei rapporti fra l’Italia e i paesi dell’Europa dell’Est e con i paesi in via di sviluppo. Nel 1968 fu presidente della Delegazione italiana alla seconda sessione della Conferenza della Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (United Nations conference on trade and development, UNCTAD). In ambito europeo, in questo periodo, Z. si impegnò soprattutto nel realizzare le condizioni per l’adesione della Gran Bretagna alla Comunità economica europea (CEE), collaborando strettamente con Nenni.

Da un punto di vista degli indirizzi politici strategici, Z. guardava con preoccupazione al gap tecnologico dell’Europa nei confronti degli Stati Uniti e riteneva necessario che la sinistra si impegnasse a realizzare una politica di programmazione economica e di ricerca su scala continentale.

Dopo l’esperienza di sottosegretario agli Esteri, Z. venne nominato ministro per il Commercio estero nel terzo gabinetto Rumor e nel governo guidato da Emilio Colombo, tra il marzo 1970 e il gennaio 1972. Partecipò così alla realizzazione dell’ingresso della Gran Bretagna nella CEE. Grazie al ruolo di responsabile del Commercio estero, Z. ebbe modo di confermare la sua convinzione che fosse necessario non focalizzarsi sui rapporti Est-Ovest ma guardare anche ai rapporti con i paesi in via di sviluppo e alle dinamiche dell’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). Inoltre, Z. compì, nel maggio 1971, la prima visita ufficiale del governo italiano nella Repubblica Popolare Cinese, firmando un accordo di cooperazione. Successivamente fu responsabile dell’ufficio internazionale della direzione nazionale del PSI, e tra il luglio 1973 e l’ottobre 1974 ministro di Grazia e giustizia nel quarto e nel quinto ministero Rumor.

Z. visse anche l’esperienza di parlamentare europeo. Già membro dell’Assemblea a partire dal 1976, ne divenne uno dei vicepresidenti. Nel 1979 fu poi eletto per il PSI nelle prime Elezioni dirette del Parlamento europeo, nel quale fu riconfermato nel 1984. Durante l’acceso dibattito sulla nascita del Sistema monetario europeo (SME) nel 1978 egli, in qualità di vicepresidente del Parlamento europeo, rilanciò con forza il tema dell’impatto politico dello SME e la necessità di rafforzare, allo stesso tempo in cui si imponevano rigidi parametri monetari, i meccanismi democratici del processo d’integrazione. Lo SME non andava trasformato per Z. in un vincolo esterno imposto dalle diplomazie ma andava accompagnato dal rafforzamento della politica europea e del Parlamento europeo come campo d’azione futuro delle forze socialiste organizzate in formazioni sovranazionali.

In seguito, Z. fu presidente di vari enti, tra i quali l’Istituto nazionale per l’informazione e, dal 1980, l’Istituto per gli studi sull’Europa e sui paesi in via di sviluppo (ISEPS). In questa veste Z. promosse e partecipò come relatore a numerosi convegni internazionali, in particolare sul tema dei rapporti tra l’Europa e i paesi del Mediterraneo. Dal 1987 fu presidente del CIME fino al 1995, quando fu sostituito da Giorgio Napolitano. In conclusione ci pare significativo riportare alcuni passi delle riflessioni di Z. sul senso dell’integrazione europea rilasciate pochi anni prima di morire: «Il grande errore in cui siamo incorsi tutti, allora [gli anni Cinquanta] come oggi, ha a che vedere con la relazione tra le istituzioni europee e la storia: le istituzioni sono il prodotto della storia, non il contrario. Non esiste una dinamica inevitabile inscritta nella Comunità europea […]. Vedo molti pericoli pendere sul capo dell’Europa, intrappolata in un consumismo frenetico che le fa perdere di vista i suoi obiettivi e la sua identità. Una delle sfide maggiori che l’Europa deve affrontare, di cui mi sono occupato sin dagli anni Settanta, è rappresentata dalle condizioni del Sud del mondo e dal fondamentalismo islamico che ne deriva» (v. Griffiths, 1993, p. 105). Z. Morì a Roma il 29 febbraio 1996.

Francesco Petrin (2010)