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Dixon, Pierson

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D. nacque nel 1904 a Englefield Green, nel Regno Unito, e morì nel 1965. Il padre, Pierson John Dixon, era un agente immobiliare, mentre il nonno materno, James Ownby Beales, era uno dei fornitori di generi alimentari della Corte reale. Dopo aver frequentato la Bedford School, D. ottenne una borsa di studio presso il Pembroke College di Cambridge, dove ottenne una laurea in studi classici nel 1927. Nonostante i suoi spiccati interessi accademici, che continuò a coltivare scrivendo saggi e romanzi di ambientazione storica, nel 1929 decise di intraprendere la carriera diplomatica, iniziando con un primo incarico di tre anni presso il ministero degli Affari esteri a Londra.

Successivamente, dopo un lungo periodo trascorso presso le ambasciate britanniche a Madrid, a Ankara e a Roma, D. tornò al ministero degli Affari esteri a Londra, dove cominciò la sua lunga collaborazione con il segretario agli Affari Esteri Anthony Eden, fino a diventarne il principale segretario speciale nel 1943. In tale veste prese parte attiva alle conferenze di Yalta e di Potsdam, e si occupò in prima persona della questione italiana e della questione greca per conto del governo britannico.

Quando Ernest Bevin assunse la carica di segretario agli Affari esteri nel 1945, D. conservò il precedente ruolo di principale segretario speciale, agendo soprattutto da tramite con l’ex segretario agli Affari esteri Anthony Eden, e assecondando in questo modo la volontà del nuovo governo laburista di assumere un atteggiamento bipartisan sui temi di politica estera. Durante questa fase, oltre a assistere Ernest Bevin nelle sue principali missioni diplomatiche, a Mosca, a Parigi e a New York, D. si distinse nei negoziati relativi al contenzioso su Trieste sorto tra Italia e Iugoslavia tra il 1945 e il 1946, e nella gestione della crisi scoppiata in Iran tra anglo-americani e sovietici tra il 1945 e il 1947.

D. rimase il braccio destro di Bevin fino al 1948, quando venne nominato ambasciatore britannico a Praga. Nonostante la precisa consegna di assicurare il sostegno britannico al Presidente della Repubblica Edward Benes, dovette assistere impotente al colpo di Stato comunista che nel 1948 travolse il governo democratico e instaurò un regime filosovietico in Cecoslovacchia. Successivamente, il ritorno di Eden alla carica di segretario agli Affari esteri coincise con il ritorno a Londra di D., e con la sua nomina a vicesottosegretario agli Affari esteri.

Questa esperienza, durata dal 1950 al 1954, permise a D. di cimentarsi per la prima volta con la questione comunitaria e, in particolare, con i dibattiti che accompagnarono la discussa nascita di una Comunità europea di difesa (CED). Nonostante la sua precisa convinzione che la Gran Bretagna dovesse rimanere fuori dai processi di integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della), cominciò a maturare in questi anni la convinzione che i paesi europei credessero profondamente nei vantaggi della costruzione comunitaria, e che alla Gran Bretagna convenisse mantenere un rapporto stretto e uno sguardo attento su questa evoluzione.

Lasciato il ministero degli Affari esteri, D. ricoprì in seguito il ruolo di rappresentante permanente della Gran Bretagna presso le Nazioni unite. Durante lo svolgimento di questo importante compito, la principale incombenza fu sicuramente rappresentata dalla difficile gestione dei riflessi internazionali della crisi di Suez del 1956. Consapevole fin dall’inizio dei danni di immagine e dei contraccolpi economici e politici che potevano derivare da un intervento armato della Gran Bretagna nel canale di Suez, D. dovette affrontare le dure conseguenze in due distinte e delicate fasi diplomatiche. In primo luogo, si dovette assumere in prima persona l’onere di esprimere il primo veto britannico in Consiglio di sicurezza contro una proposta di risoluzione per una immediata cessazione delle ostilità sostenuta sia dagli Stati Uniti sia dall’Unione Sovietica. In secondo luogo, scontata una prima fase di relativo isolamento diplomatico, D. tentò con successo di restituire un certo grado di rispetto e di influenza alla delegazione britannica in seno alle Nazioni unite, potendo per questo contare anche su un discreto credito personale conquistato grazie al suo equilibrio, al suo acume e alla sua riconosciuta autorevolezza. L’esperienza di rappresentante britannico alle Nazioni unite si chiuse nel 1960, quando D. accettò la nomina a ambasciatore britannico a Parigi.

Gli ottimi rapporti che D. seppe da subito instaurare con il presidente francese Charles de Gaulle, uniti alla centralità della posizione francese negli affari comunitari, e la sua reputazione di abile e affidabile negoziatore, condivisa sia negli ambienti governativi britannici sia negli ambienti diplomatici europei, convinsero il primo ministro Harold Macmillan e il capo negoziatore Edward Heath a proporre lo stesso D. a capo della delegazione di funzionari britannici incaricata di discutere i termini dell’Adesione britannica alle Comunità europee a Bruxelles (v. Comunità economica europea). D. decise di accettare, nonostante il diffuso scetticismo verso la sovrapposizione tra le cariche di ambasciatore britannico a Parigi e di presidente della delegazione britannica a Bruxelles, e nonostante i dubbi che lo stesso D. nutriva circa le effettive probabilità di successo della richiesta di adesione britannica.

Sotto la sua presidenza venne posto un gruppo di straordinari funzionari che comprendeva Eric Roll, Roderick Barclay, Henry Lintott e William Gorell Barnes. La sua gestione dei negoziati non fu sempre priva di sottovalutazioni e rigidità tattiche, come provano le discussioni sui regolamenti finanziari, ma la sua lettura delle ragioni e delle scelte francesi così come le sue previsioni sull’andamento e sui possibili risultati dei confronti negoziali si dimostrarono spesso accurate e attendibili. Il veto all’adesione britannica annunciato dal presidente francese Charles de Gaulle nel 1963 dette ragione al suo fondato pessimismo, pur senza compromettere i buoni rapporti personali tra i due uomini, e i rapporti diplomatici tra i due paesi. In seguito, D. continuò a ricoprire la carica di ambasciatore britannico a Parigi, fino alla morte avvenuta nel 1965.

Simone Paoli (2010)