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Hautala, Heidi

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H. (Oulu, Finlandia 1955) è uno dei politici finlandesi più noti sia in patria che in Europa, nonostante sia una donna, un’esponente del partito dei Verdi e sotto la cinquantina. Membro del Consiglio municipale di Helsinki ad appena 29 anni, viene eletta al Parlamento finlandese a 35 anni, e nel 1995, trentanovenne, diventa un europarlamentare (v. Parlamento europeo). Nel luglio 1999 assume la presidenza del gruppo dei Verdi/ALE nel Parlamento (v. Gruppi politici al Parlamento europeo). H. è il primo deputato finlandese ad aver ottenuto la presidenza di un gruppo politico del Parlamento europeo, e certamente un politico le cui opinioni sono rispettate anche da altri partiti politici.

Nel 1999, il settimanale di Bruxelles “European Voice” tracciava un profilo di H. in cui affermava: «Il suo desiderio di essere sotto i riflettori dell’opinione pubblica insieme alla sua capacità di occuparsi di questioni che richiamano l’attenzione del pubblico l’hanno premiata, facendole acquistare un alto profilo in Finlandia». «Quando i cittadini pensano al Parlamento europeo, pensano a lei», commentava un altro osservatore, aggiungendo: «Per gli elettori finlandesi H. rappresenta l’eurodeputato per eccellenza – giovane, di sesso femminile, decisa e diligente».

H. ha ricoperto la carica di eurodeputato dal 1995 al 2003. Nel 1997 fu scelta come relatore per una Direttiva sulla qualità del carburante nella commissione per l’ambiente. Da allora ha svolto tale funzione per diverse direttive sui carburanti. Sotto la sua leadership, il Parlamento ha riunito allo stesso tavolo le industrie automobilistiche e petrolifere per discutere sulla ripartizione dei costi per un’aria più pulita. Il Parlamento, dichiarò H., riteneva che le proposte avanzate dalla Commissione europea richiedessero troppo poco alle industrie petrolifere rispetto a quanto si sarebbe potuto ottenere migliorando le specifiche chiave dei carburanti per il settore dei trasporti. Il Parlamento organizzò alcune audizioni e discusse con diversi azionisti, decidendo di implementare una serie di specifiche molto più rigorose. Il cosiddetto programma “Auto Oil” impegnò a fondo H., la quale dovette convincere non solo le industrie, ma anche i suoi colleghi nonché i governi degli Stati membri. Il risultato fu un programma radicale per ridurre gli agenti inquinanti atmosferici e idrici che è servito da esempio anche per l’Asia e che ha procurato a H. molta notorietà. Attualmente, H. è ritornata al Parlamento finlandese, ma continua la sua “missione” per le canne fumarie più pulite intorno al globo.

La reputazione di grande lavoratrice di H. si consolidò senza dubbio nel 2000, quando divenne relatore per la legislazione che garantiva una maggiore protezione contro la discriminazione di genere nel mercato del lavoro. Per la prima volta nella storia dell’Unione europea, le molestie sessuali divennero un reato passibile di pena in tutti gli Stati membri. Difficili negoziati proseguirono all’ultimo all’interno del Comitato di conciliazione tra i rappresentanti del Parlamento, della Commissione e del Consiglio dei ministri.

Le problematiche ambientali, la questione della parità e della democrazia in genere portò H. in contatto con centinaia di organizzazioni non governative di tutta Europa. A suo parere, durante gli otto anni trascorsi come deputato, le attività e il potere delle organizzazioni non governative è notevolmente aumentato. L’interesse crescente manifestatosi all’interno della società civile (v. anche Società civile organizzata) verso i processi di decision-making fa capire che è arrivato il momento per l’UE di cominciare a pensare seriamente ai modi con cui la democrazia diretta potrebbe svilupparsi nell’UE. Oggi, secondo H., nulla induce a ritenere che l’UE non sia in grado di trasformarsi in una vera democrazia, se non in una democrazia postmoderna e transnazionale senza precedenti. In un libro pubblicato recentemente H. racconta come la sua opinione sulle Comunità europee e sull’Adesione finlandese fosse cambiata nello stesso momento in cui l’Europa stessa viveva la cosiddetta “svolta postmoderna”, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, arrivando alla conclusione che il capitale transnazionale richiede una politica e una democrazia transnazionali. La globalizzazione del mercato impone un regolamento globale in materia di tasse e regole di concorrenza. Senza tali regole, secondo H., si giungerebbe a una “corsa al ribasso” e non vi saranno più servizi pubblici.

In quest’ottica, H. considera positivamente la proposta della Convenzione europea di una Costituzione europea al fine di rendere più efficace il Processo decisionale. Se dalla Costituzione e dalla trasformazione dell’Unione europea in soggetto giuridico (v. anche Personalità giuridica dell’Unione europea) derivasse l’impegno a rafforzare il ruolo delle Nazioni Unite, a stabilire regole democratiche per il commercio globale e a vigilare sulle violazioni dei Diritti dell’uomo, l’Unione europea consoliderebbe la sua stessa raison d’être.

H., tuttavia, critica il fatto che la Costituzione conceda ancora agli Stati membri il diritto di veto (v. Voto all’unanimità) in aree chiave come la concorrenza fiscale, impedendo quindi all’UE di fare ciò che dovrebbe. A suo avviso, per tutte le politiche comunitarie dovrebbe essere adottata la Procedura di codecisone che prevede che il Parlamento europeo condivida equamente il potere legislativo con il Consiglio. La Codecisione, pertanto, dovrebbe comprendere aree quali il finanziamento della Politica agricola comune, il processo decisionale in materia di Giustizia e affari interni, di Politica estera e di sicurezza comune. Di conseguenza, il diritto di veto degli Stati membri dovrebbe essere circoscritto agli interessi nazionali vitali, quali le politiche di difesa nazionale.

Da ciò si deduce come H. auspichi un ampliamento e un rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo, l’unica istituzione democraticamente eletta e la più aperta dell’Unione (v. anche Istituzioni comunitarie). I cittadini europei attribuiscono grande valore agli sforzi compiuti dal Parlamento nel promuovere una maggiore apertura. H. è quindi assai critica per il modo in cui la Convenzione europea ha “ascoltato” i cittadini europei riguardo al progetto di costituzione: a suo avviso, si è trattato di una operazione puramente di facciata. A meno che i cittadini non vengano gradualmente posti al centro del processo decisionale, secondo H., per l’Unione non vi sarà alcun futuro.

H. riconosce che la democrazia presenta sempre i suoi rischi, ed è quindi possibile che la Costituzione non venga approvata da tutti gli Stati membri. Tutti ricordano ancora il voto contrario della Danimarca al Trattato di Maastricht nel 1992. D’altro canto, il rifiuto danese ha avuto in realtà anche i suoi risvolti positivi. Infatti, dal 1992 l’apertura e la sfida per ottenere un maggior grado di legittimità popolare sono state le priorità dell’UE, e paradossalmente, nonostante l’esito negativo del referendum, in nessun altro paese l’UE è conosciuta a fondo come in Danimarca, come dimostrano i sondaggi dell’Eurobarometro.

Oili Alm (inizio 2005)

Bibliografia

Hautala H., Rehn O., Rosas A., Stubb A., Minun Eurooppani, Tammi, Helsinki 2003.