Piano di Azione Comunitario

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Definizione e caratteristiche

Il piano di azione comunitario è un atto atipico; in quanto tale non è previsto formalmente dal Trattato istitutivo della Comunità europea (v. Trattati di Roma) ma si è affermato, ed è frequentemente utilizzato, nella prassi. Con documenti di tal genere, redatti dalla Commissione europea e diffusi tramite comunicazioni, da quest’ultima periodicamente pubblicate e rivolte al Consiglio dei ministri, al Parlamento europeo e spesso anche al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni, si vuole infatti prevedere e indicare, nelle linee generali e per un arco temporale variabile ma solitamente pluriennale, la realizzazione di una determinata volontà politica relativa a materie oggetto di competenza comunitaria; questa volontà, nella sua fase esecutiva, può poi essere attuata sulla base di quanto indicato in uno o più programmi di azione di futura emanazione. Si tratta pertanto di provvedimenti non vincolanti, privi di un vero e proprio valore normativo, attraverso i quali la Commissione, titolare istituzionale del Diritto d’iniziativa (del potere cioè di formulare proposte per l’adozione di atti giuridici) definisce i limiti della propria discrezionalità. L’elaborazione dei piani di azione, di regola, implica per la Commissione la preventiva consultazione di altri organi comunitari interessati nonché di enti dei vari Stati membri, quali possono essere i ministeri o le organizzazioni rappresentative della società civile.

La suddivisione interna dei piani di azione varia a seconda dei casi. Di regola, essa consta di due parti principali: nella prima parte vengono illustrati il contesto e gli obiettivi strategici fondamentali da perseguire e si individuano i temi attorno ai quali il piano si articola e i settori nei quali occorre adottare misure adeguate; nella seconda parte vengono formulate proposte concrete per ottenere i miglioramenti e i risultati sperati, con la presentazione di iniziative concrete, dettagliate anche nella loro successione cronologica, e le indicazioni relative alle risorse disponibili e al reperimento delle ulteriori risorse necessarie.

I principali piani di azione in vigore

Tra i piani di azione più recenti e più significativi è opportuno segnalare: il piano di azione sulle pari opportunità per le persone con disabilità – comunicazioni COM (2003) 650 def. del 30 ottobre 2003 e COM (2005) 604 def. del 28 novembre 2005 –, riguardante il periodo 2004-2010 e mirante a definire un approccio sostenibile e operativo alle questioni della disabilità nell’Europa allargata; il piano di azione per le tecnologie compatibili con l’ambiente – comunicazione COM (2004) 38 def. del 28 gennaio 2004 –, che ha il fine di promuovere le tecnologie ambientali e di ridurre così la pressione sulle risorse naturali, di migliorare la qualità della vita e di favorire la crescita economica; il piano di azione per l’imprenditorialità – comunicazione COM (2004) 70 def. dell’11 febbraio 2004 –, con il quale vengono proposti interventi per promuovere lo spirito d’impresa; il piano di azione nel settore degli aiuti di Stato – comunicazione COM (2005) 107 def. del 7 giugno 2005 –, che ha dato l’avvio a una esaustiva riforma della politica comunitaria sugli aiuti medesimi da realizzare tra il 2005 e il 2009; il piano di azione per rendere più efficace e tempestivo l’aiuto allo sviluppo –comunicazione COM (2006) 87 def. del 2 marzo 2006 –, stilato con validità 2006-2010 allo scopo di intensificare, migliorare l’impatto e accelerare la diffusione dell’aiuto in parola; il piano di azione per una politica marittima integrata – comunicazione COM (2007) 575 def. del 10 ottobre 2007 –, mediante il quale vengono delineati il quadro di gestione, gli obiettivi e gli strumenti utili al fine di incoraggiare lo sfruttamento sostenibile del mare e lo sviluppo del comparto marittimo e delle zone costiere.

Pierluigi Simone (2008)