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Politica della gioventù

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Il termine “gioventù”, inizialmente assente nel Trattato di Roma (v. Trattati di Roma), è stato introdotto nel Trattato di Maastricht entrato in vigore nel 1993.

L’articolo 149 del Trattato, dedicato principalmente all’istruzione, stipula che «l’azione della Comunità mira a favorire lo sviluppo degli scambi di giovani e di assistenti socioeducatori». Questo paragrafo ha costituito la base giuridica per le azioni dell’Unione europea (UE) in questo settore, in particolare per il programma “Gioventù” (in passato “Gioventù per l’Europa” e, a partire dal 2007, “Gioventù in azione”), che sostiene scambi di giovani e di operatori del settore, misure a favore di associazioni giovanili e il servizio volontario europeo.

I Trattati consentono inoltre di agire in diverse aree che riguardano direttamente o indirettamente la gioventù: la lotta contro la discriminazione (v. anche Principio di non discriminazione) e contro la povertà, la Cittadinanza europea, l’occupazione (v. anche Politiche per l’occupazione), la lotta contro l’esclusione sociale (v. anche Politica sociale), l’istruzione (v. anche Politica dell’istruzione), la formazione professionale (v. anche Politica della formazione professionale), la cultura (v. anche Politica culturale europea), la salute (v. anche Politica della salute pubblica), la protezione dei consumatori (v. Politica dei consumatori), la Libera circolazione delle persone, la protezione dell’ambiente (v. anche Politica ambientale), la mobilità dei giovani ricercatori, la cooperazione allo sviluppo (v. anche Politica europea di cooperazione allo sviluppo).

Ferma restando la competenza nazionale in questo settore, le Istituzioni comunitarie hanno via via sviluppato una dimensione europea delle politiche giovanili e una sempre maggiore cooperazione tra i paesi membri, anche grazie al sostegno del Parlamento europeo, del Comitato delle regioni e del Comitato economico e sociale. A partire dagli anni Novanta il Consiglio dei ministri della Gioventù ha adottato una serie di Risoluzioni (v. Risoluzione) sulla partecipazione, l’integrazione sociale, lo spirito d’imprenditorialità dei giovani.

Il vero salto qualitativo in questo settore è stato segnato dal Libro bianco (v. Libri bianchi) sulla gioventù, adottato dalla Commissione europea il 21 novembre 2001 – COM(2001) 681 def.

Il Libro bianco, e soprattutto l’ampia consultazione che lo ha accompagnato, rappresentano prima di tutto la volontà di promuovere nuove forme di governance europea e di aprire il Processo decisionale dell’Unione europea alla partecipazione dei giovani cittadini.

L’obiettivo era quello di dotare l’UE di un nuovo quadro di cooperazione ambizioso, all’altezza delle aspettative dei giovani e realistico, in grado di stabilire priorità tra le numerose questioni evocate in occasione della consultazione.

I temi principali del documento riguardano la partecipazione dei giovani alla vita politica e sociale delle loro realtà, l’informazione, l’occupazione, l’istruzione, l’inclusione sociale e la mobilità. Dal punto di vista politico-istituzionale, il Libro bianco propone un rafforzamento della dimensione giovanile nelle altre politiche dell’UE, nonché l’introduzione del metodo aperto di coordinamento in questo settore. Tale metodo consente una più forte cooperazione tra i paesi membri in seno al Consiglio dei ministri, basata per esempio sullo scambio di buone prassi e sull’identificazione di benchmarking.

Successivamente, anche sulla scia della crescente cooperazione instaurata dal Libro bianco, i ministri della Gioventù degli Stati membri dell’Unione europea hanno richiesto di istituire un Patto europeo dei giovani. L’iniziativa, adottata il 22-23 marzo 2005 a Bruxelles dal Consiglio dei ministri, mira a migliorare la vita dei giovani europei nei settori dell’istruzione, formazione, mobilità, integrazione professionale e inclusione sociale, e allo stesso tempo a facilitare la riconciliazione della loro vita lavorativa e familiare. Il patto riconosce che il suo successo dipende da tutte le parti coinvolte: le autorità nazionali, regionali e locali e le organizzazioni giovanili, il Forum europeo della gioventù e i partner sociali. Esso propone, tra le altre iniziative, il rafforzamento della dimensione “giovani” all’interno dei piani nazionali relativi all’agenda di Lisbona.

Anche il Trattato costituzionale (v. Costituzione europea) prevede alcune innovazioni nel settore della gioventù: un riferimento alla partecipazione dei giovani alla vita democratica dell’Unione; una nuova competenza europea nel settore dello sport, volta a salvaguardare l’integrità dei giovani sportivi; la creazione di un corpo di giovani volontari europei per azioni umanitarie.

Massimo Gaudina (2006)