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Ufficio europeo di polizia

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L’Europol, agenzia dell’Unione europea preposta alla cooperazione tra le forze di polizia degli Stati membri, ha base giuridica nel titolo VI del Trattato sull’Unione europea recante disposizioni sulla “Cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale”. Nel Trattato di Maastricht del 1992 si parla di cooperazione di polizia «in connessione con l’organizzazione a livello dell’Unione di un sistema di scambio di informazioni in seno a un Ufficio europeo di polizia (Europol)» (articolo K.1 punto 9). Attualmente ci si deve riferire in particolare agli articoli 29-32 del Trattato sull’Unione europea.

La Convenzione Europol, firmata il 26 luglio 1995, ha base giuridica nell’articolo K.3 punto 2 lettera c) del Trattato di Maastricht. Ratificata dagli Stati membri dell’Unione europea, è entrata in vigore il 1° ottobre 1998 permettendo l’operatività della struttura dal 1° luglio 1999. La Convenzione, che attribuisce personalità giuridica all’Europol (articolo 26: «In ciascuno degli Stati membri l’Europol ha la più ampia capacità giuridica riconosciuta alle persone giuridiche dalla legislazione nazionale»), prevede che esso sia responsabile nei confronti del Consiglio Giustizia e affari interni (GAI), il quale all’unanimità decide le linee guida e le regolamentazioni per l’attuazione delle stesse. Il Consiglio nomina inoltre il direttore e approva il bilancio che, assicurato dagli Stati membri in funzione del PIL, ammonta per il 2005 a circa 63,4 milioni di euro.

A livello direttivo il consiglio d’amministrazione, composto da un rappresentante per ogni Stato membro – ognuno dei quali dispone di un voto, mentre la Commissione europea assiste alle riunioni senza diritto di voto (Convenzione Europol, articolo 28) – si riunisce almeno due volte l’anno per decidere all’unanimità le direttive di attuazione e ampliamento degli obiettivi dell’Europol, e adottare i relativi rapporti annuali da sottoporre all’approvazione del Consiglio GAI e al parere consultivo del Parlamento europeo.

L’Ufficio ha sede a L’Aia e si divide in tre Dipartimenti (Informazione e tecnologie, Criminalità grave, Governance aziendale) che operano mediante un personale locale di circa 490 persone, di cui 80 ufficiali di collegamento distaccati dagli Stati membri.

L’Europol lavora per la prevenzione e il contrasto di reati definiti dal combinato disposto dell’art. 2 della Convenzione e di un allegato approvato nel 2002: terrorismo, reati contro la vita, l’integrità fisica e la libertà delle persone, commercio illecito e criminalità ambientale (come traffico illecito di stupefacenti e di materie nucleari e radioattive), reti di immigrazione clandestina (v. anche Politiche dell’immigrazione e dell’asilo), tratta di esseri umani e pornografia infantile, contraffazione e riciclaggio di denaro (v. anche Lotta al riciclaggio di denaro sporco, Lotta contro la criminalità internazionale e contro la droga) e di altri mezzi di pagamento, reati contro il patrimonio e frode. Si tratta di un mandato ampio, che comprende anche i reati connessi.

Le fattispecie devono avere una rilevanza internazionale, essendo perseguibili dall’Europol «purché esistano indizi concreti di una struttura o di un’organizzazione criminale e purché due o più Stati membri siano lesi dalle summenzionate forme di criminalità in modo tale da richiedere, considerate l’ampiezza, la gravità e le conseguenze dei reati, un’azione comune degli Stati membri» (Convenzione Europol, articolo 2 comma 1).

Le competenze dell’Europol consistono principalmente nella gestione delle informazioni. L’articolo 3 della Convenzione Europol, tuttavia, non elenca le funzioni in maniera esaustiva, bensì prioritaria. Ad esempio, l’Ufficio europeo di polizia lavora anche all’armonizzazione delle tecniche investigative tra gli Stati membri.

Il personale locale, in collaborazione con le unità nazionali, coadiuva lo scambio, la raccolta e l’aggiornamento dei dati, fornendo inoltre analisi delle informazioni e tempestive comunicazioni a fini investigativi ai servizi nazionali competenti. Si tratta dunque di fondamentali funzioni di supporto alle attività operative vere e proprie, che restano di competenza e responsabilità giuridica degli Stati membri coinvolti – anche se la possibilità di una vera e propria cooperazione investigativa/operativa è aperta al Consiglio dei ministri dall’articolo 30 comma 2 del Trattato sull’Unione europea.

Il sistema di informazione, gestito dall’Europol con le dovute garanzie di sicurezza, è un sistema informatizzato per “inserimento, accesso e analisi” di dati che, recentemente, ha raggiunto una piena operatività delle tre suddette componenti. Il 10 ottobre 2005 è stata dichiarata la disponibilità nei 25 Stati membri dell’Unione del Sistema informativo Europol.

Non mancano proposte volte a una sempre più efficace ed efficiente funzionalità dei mezzi a disposizione dell’Europol. È il caso, ad esempio, dell’elaborazione di un modello comune di intelligence cui ha contribuito l’introduzione, dal 1° gennaio 2006, di un nuovo compito riguardante le valutazioni della minaccia rappresentata dalla criminalità organizzata (Organised crime threat assessment, OCTA; al riguardo cfr. le conclusioni del Consiglio GAI del 12 ottobre 2005).

In questo processo evolutivo si rilevano due tendenze contrapposte: da una parte un allargamento istituzionale delle competenze e dei mezzi per assolverle, dall’altra le note difficoltà legate alla sovranità. La complessità dei meccanismi di scambio di informazioni sensibili e la ritrosia degli Stati membri ad attuarlo, ancora limitano la piena operatività dell’Europol, che si trova ad affrontare problemi di vario tipo. A volte si tratta di problemi più contingenti, come la scelta dell’attuale direttore della struttura, il tedesco Max-Peter Ratzel, individuato solo dopo otto mesi di negoziati nell’aprile 2005, a volte più strutturali, come la mancata stabile attuazione della task force antiterrorismo creata in seguito agli attentati terroristici dell’11 settembre 2001. Riattivata una prima volta dopo gli attentati di Madrid del marzo 2004, la task force è stata nuovamente oggetto di critiche: ancora nel luglio 2005 si constatava l’invio di Ufficiali di collegamento ed esperti di soli 2 Stati membri su 25.

Federica Di Camillo (2007)