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Kwaśniewski, Aleksander

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K. (Bialogard 1954) cominciò il suo impegno politico durante gli studi di Economia all’Università di Danzica (1973-1977), diventando nel 1976 presidente del Consiglio universitario dell’Unione degli studenti socialisti polacchi (Socjalistyczny związek studentów polskich, SZSP). Fu direttore dell’“ITD” (1981-1984) e di “Sztandar Mlodych” (1984-1985), ambedue quotidiani di partito orientati verso i giovani, e in quel periodo si guadagnò la reputazione di pensatore riformista moderato. Quando venne dichiarata la legge marziale (1981) e molti lasciarono il Partito operaio unificato polacco (Polska zjednoczona partia robotnicza, PZPR), egli rimase, dal 1985 al 1987, con l’incarico governativo di ministro della Gioventù e dello sport, e, dal 1987 al 1990, come presidente del Comitato per la gioventù e l’educazione fisica.

K. ebbe un ruolo cruciale nella trasformazione del Partito comunista. Nel 1988-1989, fu membro della “Tavola rotonda”, in cui il governo trattò con l’opposizione, fino a cedere il proprio potere. Dopo il disastro elettorale del 1989, in cui il partito perse ogni possibile seggio, K. divenne uno dei leader più importanti dei gruppi riformisti che sollecitarono i delegati al Congresso straordinario del partito, tenutosi nel gennaio 1990, a sostenere le piattaforme riformiste proposte dal suo gruppo. Il Congresso straordinario segnò la fine del vecchio partito e la nascita del suo erede, la Socialdemocrazia della Repubblica di Polonia (Socjaldemokracja Rzeczypospolitej Polskiej, SdRP), di cui K., divenne il presidente. Ebbe un ruolo fondamentale nel centralizzare e ottimizzare l’organizzazione del partito, accorpando il ruolo di presidente del Consiglio direttivo a quello di presidente del partito. Egli poté in tal modo dirigere il Comitato esecutivo centrale e porre le organizzazioni regionali sotto il suo controllo (v. Grzymala-Busse, 2002).

Per sottolineare il suo nuovo impegno, l’SdRP sostituì i vecchi simboli con la rosa rossa dei partiti socialdemocratici. Nel congresso di fondazione del 1990, la fazione di K. approvò inoltre un nuovo programma che si liberava dai dettami dell’ideologia comunista, assumendo posizioni politiche in linea con gli assiomi del socialismo democratico. K. fu anche determinante nel diffondere un messaggio di moderazione e professionalità. Anche la sua età (aveva soltanto 36 anni quando divenne presidente del partito) contribuì a dare al partito un’immagine di modernità e di impegno verso il laicismo, in contrasto con l’ambiente creato dopo il 1989 dalla Chiesa cattolica, a causa dei suoi tentativi di influenzare la politica. In tal modo, il partito gradualmente acquisì il ruolo di modernizzatore culturale. Nella primavera del 1991, K. venne coinvolto nella formazione dell’Alleanza della sinistra democratica (Sojusz Lewicy Demokratycznej, SLD), una coalizione di forze della società, tra le quali la più influente era l’erede del sindacato comunista, l’Alleanza pan-polacca dei sindacati (Ogólnopolskie porozumienie związków zawodowych, OPZZ). Questa coalizione si presentò alle elezioni del 1991 e K. divenne membro del parlamento.

Nel 1993, quando l’SLD vinse le elezioni parlamentari con il 20% dei voti, K. rinunciò alla carica di primo ministro per preparare la propria candidatura alla presidenza. Nel 1995, grazie anche alla promessa di mitigare i problemi causati dalla brusca svolta della Polonia verso la libera economia di mercato, egli venne eletto presidente, sconfiggendo di poco Lech Wałesa. I suoi elettori avevano un livello di istruzione abbastanza elevato e un reddito medio-alto (v. Grzymala-Busse, 2002).

K. fu decisivo nell’orientare l’atteggiamento dell’SLD verso l’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della) durante la corsa alle elezioni, nel 1993. Fino a quel momento, l’SLD aveva mantenuto un atteggiamento conservatore rispetto alle opzioni geopolitiche che la Polonia si trovava ad affrontare, ed era fortemente critico verso l’impegno delle potenze occidentali nel riconfigurare la geografia della sicurezza europea. Nel marzo 1993 (due anni dopo il crollo dell’Unione Sovietica), in occasione di un congresso, K. convinse il partito a rivedere le proprie posizioni, accettando sia l’allargamento dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (North Atlantic treaty organization, NATO) che l’Adesione all’Unione europea (UE).

Agli occhi dell’opinione pubblica, il presidente K. è fortemente associato all’offerta di adesione polacca alla NATO. Ciò si deve in parte alla sua posizione istituzionale di comandante in capo delle forze armate polacche, e in parte al suo impegno personale nel progetto. Si stabilì una divisione dei compiti tra il governo e la presidenza per cui il primo ministro era sostanzialmente responsabile delle questioni UE e il presidente dell’adesione della Polonia alla NATO. In un sondaggio d’opinione condotto nel febbraio 1997, K. risultò in testa, con l’88% di preferenze, nella lista dei politici pro NATO. Pertanto egli si impegnò strenuamente nel processo di allargamento della NATO. Come presidente della Polonia partecipò ai summit NATO di Madrid, nel febbraio 1997, quando i capi di Stato e governo dell’Alleanza nordatlantica invitarono la Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Polonia a iniziare i negoziati di adesione con l’obiettivo di aderire all’Alleanza nel 1999. Il 26 febbraio 1999, egli firmò i documenti per la ratifica dell’adesione polacca alla NATO. K. venne rieletto presidente, nel 2000, con il 53,9% dei voti a suo favore.

Come comandante in capo delle forze armate polacche, K. prestò attenzione anche alle questioni più prettamente operative che riguardavano l’integrazione delle forze armate nella NATO, alle cui esercitazioni fu spesso presente. In un discorso tenuto in occasione di una di queste esercitazioni, denominata “Strong Resolve 2002”, egli affermò che l’operazione non era «soltanto la più grande esercitazione NATO in Polonia, ma addirittura la più grande esercitazione nella storia della NATO. Ciò dimostra che la Polonia è ben preparata e che noi vogliamo integrarci completamente nell’Alleanza Nordatlantica» (v. RFE/RL, 2000).

Dopo l’adesione della Polonia alla NATO, K. si impegnò ad appoggiare una “politica della porta aperta” rispetto sia alla NATO che all’UE. Fu particolarmente attivo nell’ambito delle strutture NATO nel sostenere l’integrazione dei paesi dell’Europa centrale e orientale rimasti esclusi dalle strutture euroatlantiche. Quando Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia entrarono nella NATO, durante il summit di Praga del settembre 2004, egli dichiarò: «Stiamo prendendo una decisione che finalmente metterà fine all’era delle divisioni di Jalta e Potsdam, al diabolico Patto Ribbentrop-Molotov, alla Guerra fredda e al falso equilibrio della paura. La creazione di istituzioni democratiche, lo sviluppo della società civile, la democratizzazione e la modernizzazione delle forze armate, sono stati intrapresi con grande determinazione [dai candidati]». E aggiungeva: «La politica della porta aperta dell’alleanza è necessaria e deve essere portata avanti. Ripropongo la richiesta da me presentata a Riga per una cooperazione con tutti i paesi che aspirano ad aderire in futuro alla NATO, compresi quelli che da lungo tempo hanno chiaramente definito le proprie intenzioni» (v. RFE/RL, 2004).

L’insistenza di K. su una politica della porta aperta era diretta a consentire l’adesione all’organizzazione del suo vicino dell’Est, l’Ucraina. K. era ugualmente interessato al consolidamento di una politica dell’Europa dell’Est. Di conseguenza, dopo la “rivoluzione arancione” del gennaio 2005 e la vittoria di Viktor Yushenko in Ucraina alle elezioni presidenziali, K. intensificò i suoi sforzi rivolti all’integrazione dell’Ucraina nell’Unione europea e nella NATO. Quando Yushenko si recò in visita a Varsavia l’11 aprile 2005, K. sostenne chiaramente le aspirazioni di Kiev verso la NATO e l’UE: «Siamo decisamente a favore di una collaborazione più stretta possibile tra Ucraina e NATO. Siamo assolutamente certi che il riavvicinamento dell’Ucraina alle strutture europee condurrà, tra una decina d’anni circa, all’adesione dell’Ucraina all’UE» (v. RFE/RL, 2005).

K. e l’SLD furono considerati un pilastro fondamentale dell’integrazione europea nella sua fase di Allargamento a Est. Nel 2001, quando le elezioni parlamentari conferirono innumerevoli mandati a partiti contrari all’adesione della Polonia all’UE, K. andò a Bruxelles per rassicurare che ciò non avrebbe influito sulle aspirazioni di Varsavia ad aderire all’UE entro tre anni. «Voglio sottolineare che l’obiettivo numero uno della Polonia è l’adesione all’Unione europea e noi lavoreremo per raggiungere questo obiettivo nei prossimi mesi», dichiarò K. ai giornalisti dopo essersi incontrato con il presidente della Commissione europea, Romano Prodi (v. RFE/RL, 2002) (v. anche Presidente della Commissione europea).

Il 16 aprile 2003, K., ancora presidente, ebbe l’onore di firmare il Trattato di adesione all’UE (v. anche Trattati). Il 1° maggio 2004 la Polonia, insieme agli altri dieci paesi del cosiddetto “gruppo di Laeken”, divenne ufficialmente membro dell’Unione e K., in carica fino al dicembre 2005, visse come massima carica istituzionale i primi mesi del suo paese all’interno dell’UE.

Madalena Pontes-Resende (2005)

Bibliografia

Grzymala-Busse A. M., Redeeming the communist past: the regeneration of Communist parties in East Central Europe, Cambridge University Press, Cambridge 2002.

RFE/RL Newsline Report, Polish president assures Brussels of Polish committment to european integration, 2002.

RFE/RL Newsline Report, Polish president speaks at NATO operational exercises, in "RFE/RL, 2002.

RFE/RL Special Reports, RFE Special report on NATO expansion, 2004.

RFE/RL Newsline Report, Yushenko visits Warsaw and seeks assurance on European integration, 2005.