Piano Schuman

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La Dichiarazione di Schuman del 9 maggio 1950 è considerata il primo passo del processo d’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). All’indomani della Seconda guerra mondiale, l’allora ministro degli Affari esteri francese Robert Schuman si trovava ad affrontare il problema di come tenere sotto controllo il futuro potenziale politico, militare ed economico tedesco, ancorando il più possibile la Germania al blocco occidentale. Il Piano Schuman, disegnato in realtà da Jean Monnet, fervente europeista che era allora a capo della Commissariat au Plan, proponeva che le risorse carbosiderurgiche fossero messe in comune e gestite congiuntamente sotto la direzione di un ente sopranazionale, l’Alta autorità, con lo scopo di eliminare gradualmente tutte le tariffe in questi due settori fino ad arrivare alla fusione dei mercati nazionali.

«L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme: essa sorgerà da realizzazioni che creino anzitutto una solidarietà di fatto». Le parole di Schuman rivelano l’approccio funzionalista (v. Funzionalismo) di Monnet, che prelude a una futura unità politica: il Piano, limitato ai settori del carbone e dell’acciaio, è visto come un primo passo che «getterà le fondamenta reali dell’unificazione economica» tra i paesi europei e «costituirà il primo nucleo concreto di una Federazione europea indispensabile al mantenimento della pace» (v. Federalismo). La scelta del settore carbosiderurgico era strategica: innanzitutto, da un punto di vista politico, poiché la produzione di tali materie prime si concentrava nella fascia di confine tra Francia e Germania, il Piano era l’occasione per rimuovere le cause di conflitti passati e potenziali; da un punto di vista militare, trattandosi delle materie per la produzione d’armamenti, si volevano impedire riarmi ostili; infine, da una prospettiva economica, oltre a trattarsi di due industrie fondamentali per la ricostruzione postbellica, entrambe stavano attraversando difficoltà dovute alla sottoproduzione di carbone e sovrapproduzione d’acciaio.

Consapevole che la pace mondiale e «l’unione delle nazioni esige l’eliminazione del contrasto secolare tra Francia e Germania», Robert Schuman si rivolgeva in primo luogo ai tedeschi, ma il progetto era aperto a tutti gli altri paesi europei: Benelux e Italia vi aderirono da subito, mentre la Gran Bretagna (v. Regno Unito), pur senza manifestare aperta opposizione, declinò l’invito sia per ragioni economiche (produceva sufficiente carbone e aveva appena nazionalizzato le industrie di settore), sia soprattutto per l’impossibilità di accettare il principio di un’autorità sopranazionale, principio cui la partecipazione era condizionata. L’allora cancelliere tedesco Konrad Adenauer fu subito entusiasta, considerando il piano come un’occasione importante per riportare la Germania su un piano di parità a livello internazionale e per risolvere le questioni della Ruhr, sottoposta all’amministrazione dell’Autorità internazionale, e della Saar, ancora in mano francese.

Il Piano Schuman rimane ancora oggi una pietra miliare della costruzione dell’Europa, soprattutto per aver introdotto nell’architettura istituzionale della nuova organizzazione (cui per la prima volta ci si riferisce con il termine “comunità”), quei principi unici e innovativi che caratterizzano ancora oggi l’Unione europea. Per la prima volta, infatti, si va aldilà del carattere meramente consultivo e intergovernativo tipico nelle relazioni internazionali, creando un’istituzione indipendente e sopranazionale, l’Alta autorità, «le cui decisioni saranno vincolanti per […] i paesi che vi aderiranno». Il principio dell’assoluta sovranità nazionale veniva dunque scalfito per la prima volta, anche se limitatamente al settore carbosiderurgico.

Per la portata rivoluzionaria della Dichiarazione Schuman, i leader europei, riuniti a Milano nel 1985, hanno stabilito che proprio il 9 maggio venga festeggiata la “giornata d’Europa” e tale data è stata confermata nel progetto costituzionale (v. Costituzione europea) all’articolo I-8 relativo ai Simboli dell’Unione europea.

Elisabetta Holsztejn (2009)