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Russo, Carlo

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R. (Savona 1920) studia sino alla quinta ginnasio presso i padri scolopi di Savona, da cui recepisce il cattolicesimo liberale e l’apertura alle questioni internazionali. Membro dell’Azione cattolica e poi presidente della Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI) di Savona dal 1938 sino alla Liberazione, nel periodo in cui la FUCI è attraversata dai fermenti europeistici montiniani, si laurea con lode in Giurisprudenza, discutendo una tesi con Giorgio Bo. Tra il 1941 e il 1942 partecipa per un breve periodo a Giustizia e libertà e nel 1943 entra nella Democrazia cristiana (DC), diventando nel periodo della clandestinità vicesegretario regionale del partito e delegato per la Liguria del movimento giovanile e, dal 1945, segretario per la provincia di Savona. Comincia in questi anni la sua riflessione, attraverso la lettura di Luigi Sturzo, Alexis de Tocqueville, Marco Minghetti, sulla necessità di superare lo Stato nazionale assoluto, accentrato all’interno e autoritario all’esterno, la cui pretesa di sovranità illimitata era tragicamente degenerata nei totalitarismi del periodo tra le due guerre.

Nel periodo della Resistenza (è presidente del Comitato di liberazione nazionale di Celle Ligure e delegato nel CLN dapprima provinciale, poi regionale in sostituzione di Paolo Emilio Taviani), che per R. rappresenta la data di nascita di una vera e propria “patria europea”, matura la sua adesione al Federalismo, dapprima nei suoi aspetti infranazionali poi in quelli sovrannazionali, considerando le Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea il più alto manifesto del federalismo continentale. L’appartenenza alla formazione partigiana Mauri favorisce i suoi contatti con l’antesignano del federalismo europeo, Duccio Galimberti, e con Dante Livio Bianco, così come l’adesione all’accordo di Saretto tra i maquisards francesi e i resistenti italiani. È attento in particolare al tema delle autonomie regionali.

Condividendo con Altiero Spinelli l’obiettivo della federazione europea, intesa come federazione di popoli e non di Stati, subito dopo la Liberazione R. aderisce al Movimento federalista europeo (MFE), iniziando un sodalizio che ancora nel 2005 lo porta a rifondare la sezione del Movimento a Savona.

Nel 1948, R. viene eletto nella prima legislatura repubblicana, rimanendo a Montecitorio per sette legislature, sino al 1979. Nel maggio di quell’anno partecipa alla Congresso dell’Aia come iscritto del MFE, sostenendo in seguito la creazione del Consiglio d’Europa, ma soprattutto quella della Corte europea dei diritti dell’uomo. Sempre nel 1948 aderisce al Gruppo parlamentare per l’Unione europea presieduto da Enzo Giacchero e al Consiglio italiano del Movimento europeo (CIME; non entrerà invece nel CIME ricostituito nel 1956, limitandosi a un sostegno esterno). Tra il 1950 e il 1951, quando diventa membro del comitato direttivo della neonata Gioventù federalista europea (GFE) di Savona, è attivo nella campagna per un Patto di unione federale europea promossa dall’Unione europea dei federalisti (UEF), partecipando come oratore a numerose conferenze in Liguria sul tema della Costituente europea. Assieme a Luciano Bolis e Ugo La Malfa, ricopre un ruolo direttivo nella preparazione di corsi di formazione politica, orientati soprattutto alla diffusione del federalismo, finanziati dallo United States information service (USIS).

Nella DC si avvicina dapprima agli ex popolari (Paolo Cappa, Luigi Sturzo), poi, nel 1946, al gruppo dossettiano del “Porcellino”, dal quale si distacca per le divergenti vedute di politica estera, sentendosi meglio rappresentato dall’europeismo e dall’atlantismo di Alcide De Gasperi; nel 1951 entrerà nella corrente “Iniziativa democratica” creata da Taviani.

Nel 1955 partecipa alla Conferenza di Messina seguendo, come sottosegretario della presidenza del Consiglio nel governo di Antonio Segni, le tappe che avrebbero condotto alla stipula dei Trattati di Roma. In quel periodo, sentendosi ben rappresentato dalla strategia gradualistica di Jean Monnet, entra a far parte del Comitato d’azione per gli Stati Uniti d’Europa sino allo scioglimento di questo, nel 1975.

Nella seconda legislatura ha inizio la sua attività ministeriale, in cui ricoprirà svariati incarichi e più volte il ruolo di ministro. A un iniziale orientamento per la politica interna fa seguito un’attenzione sempre più intensa per le problematiche internazionali e soprattutto europee. Sottosegretario agli Esteri nel ministero Tambroni (marzo-luglio 1960) e nel successivo Gabinetto di Amintore Fanfani (luglio 1960-febbraio 1962), sostiene in quel periodo l’ingresso del Regno Unito nella Comunità economica europea e rappresenta l’Italia alle Nazioni Unite durante la crisi di Cuba.

Con Angelo Magliano ed Emilio Colombo, fonda nel 1967 la rivista settimanale “L’Europa”, intervenendo sui principali nodi europei del momento: è favorevole all’ingresso della Gran Bretagna nella Comunità, all’Elezione diretta del Parlamento europeo, è contrario all’Europa degli Stati di Charles de Gaulle, sostiene la lotta per l’Unione economica e monetaria, condanna la politica dei colonnelli in Grecia. Dal 1974 al 1979 presiede la commissione Esteri della Camera, collaborando con Aldo Moro al successo della Conferenza internazionale di Helsinki sui Diritti dell’uomo e stabilendo rapporti organici con le Commissioni Esteri delle Camere francese e tedesca. Dal 1976 intensifica anche la sua collaborazione con Altiero Spinelli, soprattutto sui temi dell’elezione diretta del Parlamento europeo, del Serpente monetario europeo e delle riforme istituzionali. Dal 1972 al 1979 presiede inoltre il gruppo italiano dell’Unione interparlamentare e nel 1980 è posto a capo della delegazione italiana alla Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE). Nel 1981, non avendo mai abbandonato l’attività di avvocato, diventa giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo, venendo riconfermato sino al 1998 e contribuendo in maniera sostanziale allo sviluppo di questa istituzione. Dal 1991 al 2000 presiede il Tribunale amministrativo del Consiglio d’Europa.

La sua battaglia per l’unificazione europea continua oggi in diversi ambiti: è membro del Consiglio della Fondation Jean Monnet pour l’Europe di Losanna, è presidente della sezione MFE di Savona, insegna Tutela internazionale dei diritti dell’uomo presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Milano Bicocca.

Daniela Preda (2006)

Bibliografia

Bersaglio D., Carlo Russo e il sogno di una generazione: l’Europa dei popoli, Università degli Studi di Genova, tesi di laurea (n.p.), 2002-2003.

Veneruso D., Il Parlamento italiano, vol. XIX, 1964-1968. Il centro-sinistra e la “stagione” di Moro e Nenni, Nuova CEI, Milano 1992.