Coppé, Albert

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C. (Bruges 1911-Tervuren 1999) dopo la laurea in scienze politiche e sociali si specializza in economia all’Università di Lovanio dove insegna dal 1941 al 1982. Dal 1946 è deputato cristiano-sociale delle Fiandre occidentali. Manifesta molto precocemente il suo interesse per l’Europa partecipando al congresso dell’Unione parlamentare europea a Gstaad nel 1947 e l’anno seguente al Congresso dell’Aia.

È ministro dei Lavori pubblici nel 1950, ministro degli Affari economici e delle classi medie dal 1950 al 1952 – nel difficile scenario della guerra di Corea, ma soprattutto al momento del negoziato del Piano Schuman in vista del futuro trattato della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) – e nel 1952 è ministro della Ricostruzione. In questo stesso anno è nominato vicepresidente dell’Alta autorità della CECA, incarico che mantiene fino al 1967. È la prima personalità belga ad assumere responsabilità così importanti in un esecutivo europeo. Come ex ministro degli Affari economici e delle classi medie e docente di scienze economiche all’Università di Lovanio, C. conosce particolarmente bene i problemi carboniferi – già nel 1939, nella sua tesi di dottorato, appoggiava la chiusura delle miniere di carbone nelle Fiandre e in Vallonia. Una volta assunto il suo mandato, C. adotta una linea di condotta che si situa nel solco di quella della delegazione belga ai negoziati del trattato CECA: evitare sia la formula “sovranazionale” che un eccessivo dirigismo da parte dei francesi e dei tedeschi. Su quest’ultimo punto si rassicura rapidamente e ritiene che «solo i francesi e i tedeschi possano, insieme, far avanzare l’Europa». Rimasto indipendente dal governo belga, C. sviluppa tuttavia gradualmente una concezione più sovranazionale dell’Europa, rammaricandosi perfino che il Trattato di Roma (v. Trattati di Roma) sia approdato «più ad un’unione doganale che ad una comunità economica». Ciò non significa che C. rinunci a far valere le ragioni dei paesi minori o del gruppo linguistico al quale appartiene. Difende energicamente la cultura fiamminga e chiede con forza che il nederlandese sia riconosciuto come lingua ufficiale all’interno della Comunità.

I suoi rapporti con Jean Monnet non sono dei più facili, in quanto C. è contrario ai metodi che giudica autoritari del presidente, il quale a sua volta si chiede se il liberalismo di C. non sia d’ostacolo ai principi della Comunità. Nelle sue memorie Monnet osserva a questo proposito: «L’ex ministro belga era professore di economia, e di un’economia così liberale che ci si poteva domandare, ascoltandolo, se non respingeva tutti quei principi della Comunità che avrebbe dovuto far funzionare. In realtà è stato soprattutto un buon allievo e ha riconosciuto presto con molta naturalezza che le sue diffidenze iniziali non erano fondate: era venuto a difendere gli interessi del suo paese che riteneva minacciato del peso dei grandi ed è diventato uno dei più ferventi difensori del Trattato (v. anche Trattato di Parigi) e della regola della maggioranza».

In realtà la situazione del Belgio all’interno della CECA è difficile, visto che una quantità notevole di miniere marginali si trovano sul suo territorio. C. appoggia la chiusura delle unità di produzione marginali alla luce del livello elevato dei loro prezzi di costo. Ma dal 1950 si convince che il processo di integrazione non può riguardare solo il carbone e l’acciaio e propone fin da allora di aggiungere l’industria chimica e i prodotti metallici (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). C. fa parte dei gruppi di lavoro che puntano alla creazione di un “grande mercato” (v. Comitati e gruppi di lavoro). Inoltre ritiene che in quindici sia impossibile costruire l’Europa politica, monetaria e della difesa e constata che l’integrazione europea è sempre stata soggetta a una duplice tensione: quella dell’approfondimento e quella dell’allargamento, dove «l’allargamento ha in certo qual modo compromesso l’approfondimento». C. chiede un ritorno al nucleo fondatore, eventualmente allargato, che consentirebbe di «incrementare la dose necessaria di sovranazionalità e di fondare, sulla base del tandem franco-tedesco, l’Europa politica, monetaria e della difesa».

Per concludere, è opportuno notare che nel 1967, all’epoca della fusione degli esecutivi, C. conserva le sue alte funzioni come membro della Commissione unica della Comunità europea. Si dimette solo nel 1973 in seguito all’ingresso della Gran Bretagna (v. Regno Unito), dell’Irlanda e della Danimarca, in quanto il Belgio mantiene un unico seggio occupato da Henri Simonet. Nel 1977 è nominato presidente del Consiglio d’amministrazione della Générale de Banque. Sarà altresì insignito della laurea honoris causa dall’Université Sainte-Marie di Montréal e dalla Catholic University di San Antonio (Texas).

Vincent Dujardin (2010)

Bibliografia

Coppé A., Le rôle des Belges et de la Belgique dans l’édification européenne, in "Studia diplomatica", vol. XXXIV, n. 1-4, 1981.

Conrad Y., Jean Monnet et les débuts de la fonction publique européenne. La Haute Autorité de la CECA (1952-1953), Ciaco, Louvain-la-Neuve 1989.

Spierenburg D., Poidevin R., Histoire de la Haute autorité de la Communauté européenne du charbon et de l’acier. Une expérience supranationale, Bruylant, Bruxelles 1993.