De Schoutheete de Tervarent, Philippe P.J.

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De S. (Berlino 1932) studia diritto all’Université catholique di Lovanio e si laurea altresì in scienze politiche e diplomatiche. Dopo aver concluso il servizio militare come ufficiale di riserva, nel 1956 intraprende la carriera diplomatica.

Dopo uno stage al dipartimento degli Affari economici del ministero degli Esteri (dove è incaricato degli affari del Benelux), il giovane diplomatico si trasferisce a Parigi come attaché di ambasciata (1958-1962), poi al Cairo (1962-1965), dove negozia – inizialmente dall’ambasciata svizzera – la ripresa delle relazioni diplomatiche fra Belgio ed Egitto e diventa incaricato d’affari. La nomina di Pierre Harmel come ministro degli Esteri richiama de S. a Bruxelles, dove dal 1966 esercita la funzione di capo ufficio stampa e di portavoce del Ministero, prima di proseguire la sua carriera come consigliere d’ambasciata a Madrid (1969-1972).

Dal 1975 de S. riprende la riflessione e l’azione propriamente europee in seguito al suo coinvolgimento nell’elaborazione del Rapporto Tindemans, presentato al Consiglio europeo del dicembre 1975. Ispirato da convinzioni federaliste (v. Federalismo), il documento sintetizza la visione dei suoi autori: fornire all’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della) gli strumenti per le realizzare le sue ambizioni identitarie, politiche e di sicurezza. Il modo di procedere degli autori del rapporto si richiama ai meriti della dinamica politica (la realizzazione di obiettivi definiti) più che ad un rigorismo giuridico o istituzionale. Di fatto il rapporto propone «il rafforzamento delle istituzioni della comunità e quello della cooperazione politica, instaurando dei legami fra i due apparati ma senza fonderli» (v. de Schoutheete, 1986, p. 529). La cooperazione politica (v. anche Cooperazione politica europea) rimarrà uno dei temi centrali della riflessione di de S., che nel 1980 pubblica un’opera pionieristica su questa problematica (v. de Schoutheete, 1980). La politica estera e di sicurezza europea (v. anche Politica estera e di sicurezza comune) sarà ancora oggetto di diverse monografie scritte da de S., alcune in collaborazione con E. Regelsberger e W. Wessels.

Al termine di questi incarichi, de S. continua a lavorare al destino europeo del suo paese, esercitando dal 1976 al 1980 le funzioni di direttore del servizio delle organizzazioni europee, incaricato del coordinamento dei problemi europei. La sua carriera prosegue per due anni (1980-1981) nell’amministrazione come capo gabinetto di Charles-Ferdinand Nothomb, ministro cristiano-sociale degli Affari esteri dal maggio 1980 al dicembre 1981.

Nominato ambasciatore del Belgio in Spagna (1981-1985), de S. segue il processo di Adesione di questo paese alla CE (v. Comunità economica europea), restando anche a capo della delegazione belga incaricata di discutere l’iniziativa tedesco-italiana dei ministri Hans-Dietrich Genscher ed Emilio Colombo del gennaio 1981 (con cui si chiede una maggiore collaborazione fra gli Stati membri in materia di politica estera) (v. Piano Genscher-Colombo). Il fallimento di questa iniziativa è compensato nel 1986 dalla firma dell’Atto unico europeo, tappa decisiva di cui de S. è testimone essendo diventato direttore generale della politica degli Affari esteri (1985-1987).

La designazione dell’ambasciatore de S. come rappresentante permanente del Belgio presso le Comunità europee completa il percorso di quest’europeista impegnato. Il decennio trascorso nello svolgimento di tali funzioni (1987-1997) è segnato dall’approfondimento del Mercato comune (v. Comunità economica europea), dalla presidenza del Consiglio (v. Presidenza dell’Unione europea) nel 1993 e dai negoziati del Trattato di Maastricht e del Trattato di Amsterdam, due processi sui quali il diplomatico interviene anche in qualità di rappresentante del ministro belga degli Affari esteri.

Il coinvolgimento della rappresentanza permanente, già intenso nella preparazione di Maastricht, si prolunga nel secondo semestre del 1993 con la presidenza belga dell’Unione, durante la quale il Belgio si prefigge il compito di «mettere in atto le nuove disposizioni del trattato e di incrementare il coordinamento e l’azione comunitaria per rilanciare la crescita e stroncare la disoccupazione» (v. Franck, de Wilde, 1994, p. 36). Mentre si profilano le adesioni del 1995, la gerarchia delle priorità della presidenza belga consiste «nell’allargamento prima, nella riforma poi», poiché le disposizioni di Maastricht possono essere applicate attraverso «un adattamento aritmetico». Invece la prospettiva dell’Allargamento dell’Unione ad una decina di paesi non consente più questo tipo di aggiustamento: nei successivi negoziati che preparano il Trattato di Amsterdam il Belgio si schiera, da allora, tra i fautori di una riforma istituzionale preliminare a qualsiasi nuovo allargamento.

Da Amsterdam de S. evoca un “vuoto politico” che contrasta con il «clima che regnava a Maastricht, dove ancora l’ultimo giorno si parlava di una “vocazione federale” dell’Unione» (v. de Schoutheete, 1998). Ma questo vuoto, agli occhi di un federalista “realista” come de S. può essere combattuto efficacemente da un processo di estensione graduale delle Competenze della UE e dalla definizione di progetti concreti: un approccio che ricorda quello del Rapporto Tindemans e che da quel momento sembra permeare la visione di de S. attraverso le peripezie dell’integrazione europea.

Giunto al termine della carriera diplomatica, l’ambasciatore mette a disposizione della società le sue competenze e la sua esperienza. Alberto II gli conferisce il titolo di barone, il governo vallone lo sollecita perché nel febbraio 1998 affianchi come consigliere il ministro Ancion nei negoziati sull’“Agenda 2000” relativa alle prospettive finanziarie. Nel 1999 a de S. viene affidato l’incarico di rappresentante dell’Ordine di Malta presso la Commissione europea e quello di consigliere particolare del commissario europeo Michel Barnier sui problemi istituzionali dell’Unione (v. anche Istituzioni comunitarie). De S., desideroso di contribuire alla diffusione della conoscenza delle tematiche europee, è attivo anche nei circoli accademici e associativi impegnati a stimolare la riflessione sull’Europa. A partire dal 1999 presiede il Fonds InBev-Baillet Latour, partecipa all’amministrazione della Fondation Paul-Henri Charles Spaak e della rete Friends of Europe; è membro dell’Académie Royale de Belgique e direttore degli studi europei all’Institut royal des relations internationales-Egmont. Nel 1990 assume un incarico di insegnamento all’Université catholique di Lovanio e nel 1998 al Collège d’Europe di Natolin.

De S. è anche coautore di alcune opere sul processo di integrazione europea e di numerosi articoli pubblicati sulle riviste scientifiche e sui giornali europei.

Laetitia Spetschinsky (2009)

Bibliografia

De Schoutheete P., La coopération politique européenne (prefazione di Étienne Davignon), Nathan, Paris, 1980 (rist. nel 1986).

De Schoutheete P., Le rapport Tindemans: dix ans après, in “Politique étrangère”, vol. 51, n. 2, 1986.

De Schoutheete P., Une Europe pour tous: Dix essais sur la construction européenne, (prefazione di Jacques Delors), O. Jacob, Paris 1997.

De Schoutheete P., Avenir de l’Union européenne. Compétition et solidarité, in “Revue Louvain”, 1998.

Franck C., Wilde D’estmael T. de, L’UE et la présidence belge, juillet-décembre 1993, in “Courrier Hebdomadaire du CRISP”, n. 1432-1433, 1994.